La tua anima è ferita?

Scopri le Ferite Emozionali

Attrai persone che ti fanno rivivere le stesse esperienze?
C’è una spiegazione…

Le ferite emozionali si formano a causa di un’esperienza vissuta nella non accettazione, esse provocano senso di giudizio, senso di colpa, paura, rimpianto e altre forme di non accettazione causando di conseguenza attrazione di persone che fanno rivivere le stesse esperienze.

Possono essere anche esperienze di precedenti incarnazioni (per chi ci crede), e si rincarnano più volte per accettare l’accaduto.

Finché un’esperienza viene vissuta nella non accettazione, nel giudizio, nel senso di colpa, nel rimpianto o in altre forme di non accettazione l’essere umano continua ad attrarre a sé persone che faranno rivivere la stessa esperienza.

Accettare un’esperienza non significa diventare succubi di questa, si tratta piuttosto di consentirci di sperimentare attraverso ciò che viviamo per imparare cosa è benefico e cosa non lo è.

Invece di prendersela con sé stesso o qualcun altro, chi soffre di una ferita emozionale può semplicemente imparare di accettare il fatto di averla attratta magari inconsciamente e rendersi conto che quella non era una scelta buona per sé e ricordarsene in futuro: accettarla e trasformarla senza ripeterla.

La nostra anima potrà essere completamente felice soltanto quando i nostri corpi, del mentale, emozionale e fisico saranno tutti in ascolto nell’ interiore.

Per esempio accettarsi e permettersi di aver provato risentimento nei confronti di un genitore e smettere quindi di vivere con i sensi di colpa, così in seguito proverà solo compassione e comprensione di quella parte di sofferenza di entrambi.

Un bambino non voluto potrebbe sviluppare crisi nel corso della sua vita e avere la sensazione di non essere riconosciuto.

Se un bambino vive nel dolore potrebbe avere delle crisi di ribellione o finire per rassegnarsi. Si creerà una nova personalità in modo da diventare ciò che gli altri vogliono che sia, continuano a vivere una situazione di forte collera o di grande chiusura.

Quando si finisce di fare ciò che viene imposto ci si creano delle maschere per coprire le ferite, per non farle vedere agli altri.

“Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere.”

Le ferite e le loro maschere riconosciute da Lise Bourbeau sono:

Ferite Emozionali: Il rifiuto

Il Rifiuto

che crea la maschera del fuggitivo

Ferite Emozionali: L'abbandono

L’Abbandono

che crea la maschera del dipendente

Ferite Emozionali: L'Umiliazione.jpg

L’Umiliazione

che crea la maschera del masochista

le-ferite-emozionali-ingiustizia

L’Ingiustizia

che crea la maschera del rigido

Il Tradimento

che crea la maschera del controllore

La creazione delle maschere è la conseguenza del fatto di voler nascondere a se stessi o agli altri ciò che non ha ancora voluto risolvere.

Ogni maschera corrisponde ad una tipologia di persona dotata di un carattere ben definito in quanto avrà sviluppato numerose credenze che ne influenzano l’atteggiamento interiore e i comportamenti, il che comporterà a indossare più spesso la maschera.

Ogni volta che ci si sente feriti può entrare in campo l’ego a cui piace credere che per colpa di qualcun altro abbiamo una sofferenza. Non esistono persone colpevoli ma solo persone sofferenti.

L’accusa serve solo a rendere infelice l’essere umano, mentre quando guardiamo la sua parte sofferente e proviamo compassione, gli eventi, le persone, e le situazioni cominciano a trasformarsi.

La Ferita da Rifiuto

(maschera del fuggitivo)

Le persone che hanno la ferita del rifiuto si sentono abbandonate.

Abbandonare qualcuno significa allontanarsi da quella persona per qualcosa o per qualcuno.
Rifiutare qualcuno significa respingerlo non volerlo accanto o volerlo escludere dalla propria vita.

La persona che rifiuta usa l’espressione NON VOGLIO. (La persona che abbandona usa l’espressione NON POSSO).

Il rifiuto è una ferita profondissima, perché la persona che ne soffre si sente respinta in tutto il suo essere, soprattutto nel suo diritto di esistere. Ad esempio, un figlio non voluto, se la sua anima non ha risolto il senso del rifiuto, non riesce a sentirsi a proprio agio nel rimanere sé stesso. Il bambino allora vivrà il rifiuto a meno che riesca nel corso della vita trasformare questo disagio.
Questo bambino subito dopo nato, anzi, già nel grembo materno si sente respinto.

Quando nasce inizia a costruirsi la maschera del FUGGITIVO. Questa maschera è la nuova personalità per fuggire, diventare invisibile, non vuole essere notato all’interno di un gruppo di persone.

Chi ha questa maschera possiede in genere un corpo che non vuole occupare molto spazio, e per tutta la vita cercherà di occuparne meno possibile. Il fuggitivo dubita del proprio diritto di esistere che non sembra essere incarnata appieno. Il suo corpo appare frammentato, incompleto, come se ne mancasse un pezzo, o come se gli elementi del corpo non stessero uniti. È contrato nelle natiche, nel seno, nel mento o ha caviglie molto piccole rispetto ai polpacci. Si ha l’impressione che la persona sia chiusa in sé stessa. C’è anche un’impressione di blocco di crescita come se una parte del corpo non corrisponda all’età di un’altra parte. Si ha l’impressione di vedere un adulto in un corpo da bambino. Gli occhi sono piccoli e fuggenti. Tende a fuggire nel suo mondo mascherato. La prima reazione di una persona che si sente rifiutata è la fuga.

Fugge creando un suo mondo immaginario. È un bambino ritenuto buono e tranquillo e che proprio per questo non crea problemi. Il bambino si sentirà dire spesso d’essere troppo piccolo per una cosa o piccolo per quell’altra cosa, e ci crederà al punto che il suo corpo resterà piccolo. Essere amato perché è piccolo per lui vuol dire dunque essere soffocato, più tardi reagirà fuggendo dalle persone che lo amano, in quanto continuerà ad avere la sensazione di essere soffocato. Un bambino superprotetto si sentirà soffocato perché ha l’impressione di non essere accettato per quello che è. Per compensare le sue piccole dimensioni gli altri cercano in genere di fare le cose al posto suo, pensare al posto suo, con il risultato che invece di sentirsi amato si sente rifiutato per quello che è nelle sue capacità. Ad un certo punto si chiede cosa ci stia fare nel pianeta, gli sembra impossibile di riuscire essere felice.

La ferita del rifiuto in genere viene vissuta con il genitore dello stesso sesso. Il genitore dello stesso sesso ha il ruolo di insegnarci ad amare, e amarci, a dare amore. Il genitore del sesso opposto ci insegna a lasciarci amare e a ricevere amore. Rifiutando un genitore si capisce a cosa si fugge: amare o lasciarci amare.

Può essere crescendo che si fugga anche nel posto di lavoro, oppure dagli amici. Spesso è u tipo solitario gli amici lo lasciano da solo per il suo comportamento di isolarsi.

Più la ferita di rifiuto è forte, più la persona attira a sé circostanze tali da venire rifiutata o da rifiutare qualcun altro.
Amare significa accettare l’altro anche quando non lo si comprende.

Il fuggitivo confonde l’essere con il fare. La più grande paura del fuggitivo è d’essere colta dal panico. Appena pensa a una data situazione gli viene il panico. Crede che fuggendo eviterà a sé stesso una situazione spiacevole.

Disturbi e malattie del fuggitivo: diarrea, aritmia, detesta il genitore dello stesso sesso, risentimento, cancro, rancore, odio e isolamento. Si sente senza cuore. Allergie, svenimento, agorafobia, ipoglicemia, diabete, maniaco depressivo, vergogna 

Le persone che hanno la ferita del rifiuto si sentono abbandonate. Abbandonare qualcuno significa allontanarsi da quella persona per qualcosa o per qualcuno. Rifiutare qualcuno significa respingerlo non volerlo accanto o volerlo escludere dalla propria vita. La persona che rifiuta usa l’espressione NON VOGLIO. (La persona che abbandona usa l’espressione NON POSSO).
Il rifiuto è una ferita profondissima, perché la persona che ne soffre si sente respinta in tutto il suo essere, soprattutto nel suo diritto di esistere.

Ad esempio, un figlio non voluto, se la sua anima non ha risolto il senso del rifiuto, non riesce a sentirsi a proprio agio nel rimanere sé stesso. Il bambino allora vivrà il rifiuto a meno che riesca nel corso della vita trasformare questo disagio.

Questo bambino subito dopo nato, anzi, già nel grembo materno si sente respinto. Quando nasce inizia a costruirsi la maschera del FUGGITIVO. Questa maschera è la nuova personalità per fuggire, diventare invisibile, non vuole essere notato all’interno di un gruppo di persone.

Chi ha questa maschera possiede in genere un corpo che non vuole occupare molto spazio, e per tutta la vita cercherà di occuparne meno possibile.

Il fuggitivo dubita del proprio diritto di esistere che non sembra essere incarnata appieno.

Il suo corpo appare frammentato, incompleto, come se ne mancasse un pezzo, o come se gli elementi del corpo non stessero uniti. È contrato nelle natiche, nel seno, nel mento o ha caviglie molto piccole rispetto ai polpacci. Si ha l’impressione che la persona sia chiusa in sé stessa. C’è anche un’impressione di blocco di crescita come se una parte del corpo non corrisponda all’età di un’altra parte. Si ha l’impressione di vedere un adulto in un corpo da bambino. Gli occhi sono piccoli e fuggenti. Tende a fuggire nel suo mondo mascherato.

La prima reazione di una persona che si sente rifiutata è la fuga.

Fugge creando un suo mondo immaginario. È un bambino ritenuto buono e tranquillo e che proprio per questo non crea problemi. Il bambino si sentirà dire spesso d’essere troppo piccolo per una cosa o piccolo per quell’altra cosa, e ci crederà al punto che il suo corpo resterà piccolo. Essere amato perché è piccolo per lui vuol dire dunque essere soffocato, più tardi reagirà fuggendo dalle persone che lo amano, in quanto continuerà ad avere la sensazione di essere soffocato. Un bambino superprotetto si sentirà soffocato perché ha l’impressione di non essere accettato per quello che è. Per compensare le sue piccole dimensioni gli altri cercano in genere di fare le cose al posto suo, pensare al posto suo, con il risultato che invece di sentirsi amato si sente rifiutato per quello che è nelle sue capacità. Ad un certo punto si chiede cosa ci stia fare nel pianeta, gli sembra impossibile di riuscire essere felice.

La ferita del rifiuto in genere viene vissuta con il genitore dello stesso sesso.

Il genitore dello stesso sesso ha il ruolo di insegnarci ad amare, e amarci, a dare amore. Il genitore del sesso opposto ci insegna a lasciarci amare e a ricevere amore. Rifiutando un genitore si capisce a cosa si fugge: amare o lasciarci amare.
Può essere crescendo che si fugga anche nel posto di lavoro, oppure dagli amici. Spesso è un tipo solitario e gli amici lo lasciano da solo per il suo comportamento di isolarsi.

Più la ferita di rifiuto è forte, più la persona attira a sé circostanze tali da venire rifiutata o da rifiutare qualcun altro.

Amare significa accettare l’altro anche quando non lo si comprende.

Il fuggitivo confonde l’essere con il fare.

La più grande paura del fuggitivo è d’essere colta dal panico. Appena pensa a una data situazione gli viene il panico. Crede che fuggendo eviterà a sé stesso una situazione spiacevole.

Disturbi e malattie del fuggitivo:

diarrea, aritmia, detesta il genitore dello stesso sesso, risentimento, cancro, rancore, odio e isolamento. Si sente senza cuore. Allergie, svenimento, agorafobia, ipoglicemia, diabete, maniaco depressivo, vergogna

La ferita dell’Abbandono

(maschera del dipendente)

Abbandonare qualcuno significa lasciarlo, non volersene occupare.
Non va confuso con il rifiuto: il rifiuto appartiene per esempio in una coppia quando uno dei due decide di respingere l’altro per non averlo al suo fianco. Se invece decide di abbandonarlo lo lascia anche definitivamente.

La ferita dell’abbandono è sul piano dell’avere e del fare più che sul piano dell’essere come invece con la ferita del rifiuto.

Esempi che possono risvegliare la ferita di un bambino abbandonato:

  • Se una madre si trova all’improvviso assorbita da un nuovo figlio. Il senso di abbandono sarà più forte se il neonato richiede maggiori cure, per esempio per qualche Handicap oppure per una malattia. Il bambino avrà l’impressione che la madre lo abbandoni di continuo per occuparsi del più piccolo. Il risultato sarà che non avrà più la sua mamma come prima e crede che la cosa duri per sempre.
  • Altra causa, se i genitori del bambino vanno tutti i giorni al lavoro e hanno sempre poco tempo per lui o quando il bambino viene portato all’ospedale e sono obbligati a lasciacelo per cause maggiori. Il bambino non capisce cosa sta succedendo, in questo caso se prima del ricovero ha sentito i genitori litigare per lui con parole inappropriate il senso dell’abbandono può essere più grande. All’ospedale potrebbe decidere che i genitori l’abbiano abbandonato per sempre. Anche se i genitori poi vanno a trovarlo tutti i giorni prende il sopravvento le parole sentite prima del ricovero, da quel momento inizia a crearsi una maschera per protezione di quel ricordo nel tentativo di non riviverlo più.
  • Quando i genitori vanno in vacanza senza di lui e lo conducono da una persona che si occuperà di lui, anche se si tratta di un familiare molto vicino, per esempio, il nonno.
  • Se la mamma si ammala e il padre è troppo occupato o assente e deve arrangiarsi da solo.
  • Nel caso che il padre muore precocemente (adolescenza) e si è sentita dire più volte nel passato dalla madre che alla maggiore età doveva andarsene di casa, nel passaggio adolescenziale è importante la presenza del padre, il risultato è che si sente abbandonato il ragazzo perché ha la sensazione che con la perdita del padre nessuno si prenderà cura di lui.

Molte persone che soffrono della ferita d’abbandono descrivono una mancanza di comunicazione di quando erano più piccoli da parte del genitore del sesso opposto. L’impressione era che il genitore ce l’avesse con lui e trovava quel genitore troppo chiuso. Molte persone che soffrono di questa ferita sono convinte di non interessare per niente al genitore del sesso opposto.
La ferita di abbandono secondo le osservazioni della Lise Bourbeau viene dunque vissuta con il genitore del sesso opposto.

In certi casi è stato osservato che chi soffre di abbandono soffre anche di rifiuto, nel caso che un bambino o un adolescente sia rifiutato dal suo stesso sesso e abbandonato dal genitore del sesso opposto che avrebbe dovuto prendersi cura di lui e soprattutto avrebbe dovuto impedire all’altro genitore di rifiutarlo.
Un bambino può vivere una esperienza in cui si sente abbandonato dal genitore del suo stesso sesso ma in realtà si tratta di una ferita da rifiuto, perché il genitore dello stesso sesso che non si occupa di lui in questo caso può succedere che il genitore dello stesso sesso ha una ferita per cui si auto rifiuta, inconsciamente può rifiutare il bambino, il bambino inconsciamente percepisce l’auto rifiuto di conseguenza si sente rifiutato.

  • Le persone che soffrono l’abbandono non si sentono sufficientemente nutrite dal punto di vista affettivo.
  • La causa di cibo fisico nei primi due anni del bambino può causare la ferita di abbandono.
  • La maschera che l’essere umano si crea per nascondere la ferita di abbandono è quella della dipendenza. Si forma così la maschera del dipendente.
  • La maschera è caratterizzata da un corpo che manca di tono. Ha corpo lungo e sottile che si accascia, che indica una profonda ferita di abbandono. Il sistema muscolare è sottosviluppato e sembra a non riuscire a tenere su il corpo come se avesse bisogni di aiuto. Crede di non riuscire a far niente da solo.
  • Ha grandi occhi tristi che indicano la ferita di abbandono, occhi che sembra voler attrarre l’altro con lo sguardo. Le gambe sono deboli, le braccia troppo lunghe come se pendessero dai fianchi. Quando una parte del corpo sembra situata più in baso del normale è segno che siamo in presenza della maschera del dipendente. Alcune parti del corpo possono essere cadenti o flaccide: le spalle, i seni, le natiche, le guance, la pancia, lo scroto, ecc.
  • La caratteristica che colpisce nel dipendente è l’ipotonica fisica.

È l’intensità della ferita che determina lo spessore della maschera: se è molto dipendente avrà tutte le caratteristiche citate, se si è in possesso solo di qualcuna allora la ferita è meno profonda e la maschera più leggera.
Nel caso è una persona grassa a mancare di tono in alcune parti del corpo, in questo caso è un’altra ferita che vediamo in seguito al programma.

Il fuggitivo malgrado la sua magrezza o la piccola corporatura è ben eretto mentre il dipendente ha una corporatura floscia.
Un’altra differenza è che il fuggitivo sembra pelle e ossa ma dispone una buona muscolatura, mentre il dipendente ha più carne addosso ma manca di tono.

 

Chi soffre di entrambe ferite di abbandono e rifiuto può avere le caratteristiche di entrambe ferite e maschere magari con la predominanza di una piuttosto che l’altra.

Fra le cinque tipologie quella del dipendente si presta meglio a diventare vittima se uno dei genitori o entrambi sono anch’essi delle vittime.
Una vittima è una persona che crea nella propria vita, problemi di ogni genere soprattutto problemi di salute per attirare l’attenzione. Questo risponde alle necessità del dipendente che crede di non avere mai abbastanza attenzione. Quando cerca di attirare l’attenzione è perché sta cercando di sentirsi abbastanza importante per ricevere sostegno. Pensa che se non riuscirà ad attirare l’attenzione dell’altro non potrà contare su di lui.

Il dipendente drammatizza molto, un minimo incidente assume proporzioni gigantesche.
Il dipendente non si preoccupa di procurarsi tanti guai perché il regalo è avere l’attenzione degli altri incentrata su di lui.

Questo atteggiamento è per non sentirsi abbandonato, cosa che per lui sarebbe molto più dolorosa dei vari guai che si attira addosso.

Dice la Lise nelle sue osservazioni che la vittima piace svolgere il ruolo di salvatore, ad esempio: si comporta da genitore nei confronti di sorelle o fratelli. Cercherà di salvare una persona che ama da una qualsiasi difficoltà. Sono mezzi per ricevere attenzione.

Quando un dipendente fa molto per un altro ama sentirsi fare dei complimenti per sentirsi importante, spesso in questo caso al dipendente spesso ha il problema di mal di schiena, quando si fa carico di responsabilità che non sono sue. Ha spesso degli alti e dei bassi: per un certo tempo può essere felice e poi all’improvviso di sentirsi infelice e triste.

La forma di aiuto di cui il “dipendente” ha più bisogno è il sostegno altrui. Che abbia difficoltà o no prendere decisioni da sé chiede generalmente l’approvazione altrui prima di decidere, ha bisogno di sentirsi sostenuto e approvato nelle sue scelte. Può passare per uno che ha difficoltà a prendere decisioni, in realtà tarda a decidere perché aspetta l’appoggio degli altri.

Sebbene abbia bisogno di sostegno, si può constatare che il dipendente si serve spesso dell’espressione “Non lo reggo”.

Il dipendente può passare per pigro perché non gli piace fare attività fisica da solo, ha bisogno di un altro per non sentirsi solo. Spesso nel ruolo di vittima fa una voce da bambino. Soffre quando si sente dire di no, usa qualsiasi mezzo per ottenere ciò che vuole: la manipolazione, il broncio, il ricatto, ecc.

Il dipendente chiede spesso consigli, in quanto non crede di essere in grado di arrivarci da solo, ma poi non necessariamente li ascolta. Farà ciò che vuole alla fine perché non cercava veramente aiuto bensì sostegno.

Quando cammina con gli altri lascia che siano loro a passare avanti, preferisce siano gli altri a guidarlo.
Crede che se riesce a sbrigarsela da solo nessuno si occuperà più di lui in futuro e resterà isolato, cosa da cui vuole sfuggire ad ogni costo.
La paura della solitudine per il dipendente è la sua paura più grande. Per questo si aggrappa agli altri e fa di tutto per attirare attenzione. Fa grandi cose per essere amato purché non lo abbandonino. È pronto a reggere delle situazioni difficilissime. Grazie alla sua paura si pone queste domande: che farò da solo? Che ne sarà di me? Che cosa mi accadrà? Spesso è in conflitto con se stesso perché da un lato chiede molta attenzione e dall’altro teme che se ne chiede troppa, finisca per disturbare e gli altri potrebbero abbandonarlo.

Si pensa che il dipendente ami la sofferenza perché tollera certe situazioni.
La persona dipendente non vede i problemi di coppia: preferiscono credere che tutto vada bene in quanto teme di essere abbandonato. Se il partner annuncia di andarsene soffre enormemente in quanto non vede dove siano i problemi, non se l’aspettava. In questo caso di avere questo problema è utile trovare un’immagine mentale visualizzando qualcosa che dia sostegno, soprattutto non lasciarsi andare quando si vive momenti di disperazione, si crede di non potercela fare ma c’è una soluzione a qualsiasi problema. Sostenendosi da sé la situazione si farà sempre più chiara trovando la soluzione.

Alle persone che hanno questo problema non è favorevole sentire la parola “lasciare” e “abbandonare”, bisognerebbe spiegare loro il perché dell’abbandono senza usare quelle parole.

Le malattie del dipendente: essere un bambino cagionevole, debole, spesso ammalato, Asma, Problemi di bronchi, Pancreas, Apparato digerente, Miopia, Isteria, Depressione, Emicranie, Malattie rare e incurabili.

Le Conduttrici

Marina Sumati Grinzato

Marina Sumati Grinzato

Conduttrice del progetto "nel cammino insieme, la via per ritrovare Sè stessi e i talenti perduti" insegnante Reiki e Karuna.

Tel: 338 8783410
Franca Samadhi Brolatti

Franca Samadhi Brolatti

Operatrice didatta di Biodanza

tel: 338 2246641

Quando

17/18 Settembre 2022

La ferita dell’umiliazione

(maschera del masochista)

L’umiliazione è l’azione di sentirsi sminuito, di sminuirsi o di sminuire qualcun altro oltraggiosamente. Le parole legate all’umiliazione sono: vergogna, mortificazione, vessazione, degradazione. Questa ferita può iniziare già al primo anno di età. Questa ferita è soprattutto legata al mondo fisico, dell’avere e del fare.

Il risveglio di questa ferita avviene quando il bambino sente che uno dei suoi genitori si vergogna di lui, quando combina un guaio, soprattutto se è in pubblico o in famiglia, quando è vestito male e viene preso in giro, ecc.
Un bambino può sentirsi sminuito e vergognarsi quando si sporca molto e sente che la mamma racconta l’accaduto con disgusto a qualcuno.
Un altro campo in cui si sviluppa questa ferita è nella sessualità. Ad esempio, quando la mamma sgrida il bambino perché lo sorprende a masturbarsi, lo induce a vergognarsi. Il bambino si sente mortificato.

Se un bambino percepisce il disagio dei genitori scoperti nudi, ne deduce che bisogna aver vergogna del proprio corpo, perciò si vergognerà del suo e vorrà nascondersi.

Un bambino si sente sminuito se ha l’impressione di essere molto controllato da un genitore, se ritiene di non avere libertà di agire o di muoversi come vuole sul piano fisico, per esempio, se un genitore lo rimprovera e lo mette in castigo perché è andato a giocare nel fango con i vestiti puliti in un posto con ospiti. Se i genitori lo sgridano davanti agli ospiti l’umiliazione sarà maggiore.

La ferita da umiliazione è vissuta spesso con la madre ma capita che può essere vissuta anche con il padre se è quest’ultimo ad esercitare il controllo in sostituzione del ruolo materno. È possibile che la feria da umiliazione sia legata alla madre nel campo della sessualità e della pulizia e dal padre nel campo dell’apprendimento e dell’ascolto.

Capita di sentire adulti che soffrono di questa ferita, vanno in cerca di tutte le cose proibite che hanno fatto da piccoli o da adolescenti come se andassero a cercare le situazioni per rivivere l’umiliazione. Il bambino che vive l’umiliazione si crea la maschera del masochista. Il masochista ha comportamento da persona che prova soddisfazione o addirittura piacere nel soffrire. Può avere e fare di tutto per essere come gli altri vorrebbero che fosse. Il fare e l’avere delle cose diventano mezzi per compensare la ferita.

In sostanza chi soffre di umiliazione indossa la maschera di masochista. Però una persona può vivere un’esperienza di vergogna e umiliazione senza che si risvegli la ferita da umiliazione.
Guardiamo la differenza tra senso di colpa e la vergogna: ci sentiamo colpevoli quando giudichiamo ciò che abbiamo o non abbiamo fatto come negativo. Quando invece proviamo vergogna è quando giudichiamo noi stessi in torto rispetto a ciò che abbiamo fatto.
Il contrario della vergogna è l’orgoglio. Una persona può sentirsi colpevole senza provare vergogna, ma non può provare vergogna senza sentirsi colpevole.

Dal momento che il masochista vuole mostrarsi solido e non venire più controllato, diventa molto efficiente e si fa carico di tante cose. Deve occuparsi di qualcun altro e così facendo dimentica sé stesso. Quando il masochista vuole far di tutto per gli altri, in realtà lo scopo è crearsi vincoli. Nell’aiutare gli altri crede che così non li umilierà, ma spesso si tira la zappa sui piedi perché è lui a sentirsi umiliato perché consente agli altri che approfittino di lui.

Alcuni masochisti si lamentano di essere schiavi o servi ma poi non fanno niente per cambiare le cose e vanno avanti come prima.
Il masochista non si rende conto che fare tutto il possibile per gli altri li sminuisce e li umilia, facendo loro sentire che da soli non possono cavarsela. In certi casi succede che il masochista faccia in modo che il resto della famiglia e gli amici siano messi al corrente che la tale persona non è in grado di fare nulla senza di lui, di fronte al diretto interessato che si sentirà doppiamente umiliato. Il masochista non si accorge di quanto posto prende perché lo fa in modo sottile. Quando egli si riconosce una persona speciale e importante non sentirà più bisogno di dare dimostrazione agli altri.

Le caratteristiche del masochista sono: basso di statura, collo grasso e rigonfio, tensioni al collo, alla gola, alle mascelle e alla pelvi, il suo corpo prende spazio.

 

Attirano a sé persone o situazioni umilianti. Hanno la particolarità di sporcarsi gli abiti mentre mangiano in pubblico.
È importante capire che non è ciò che si vive che fa soffrire, bensì la reazione di ciò che si vive a causa delle ferite non guarite.
Il masochista prova spesso un senso di disgusto per sé stesso o per gli altri, si crea sempre situazioni che provocano disgusto.
Nella sessualità è normale per la persona masochista provare vergogna e senso di peccato, o qualcosa di sporco. La vergogna nei confronti della sessualità è trasmessa da una generazione all’altra, e potrà risolversi quando la ferita da umiliazione sarà guarita.

L’adolescente masochista si sente controllato sul piano sessuale, sta bene attento a non essere scoperto nell’atto di masturbarsi. Più pensa che il sesso sia qualcosa di vergognoso e di sporco più sarà incline ad attirarsi molestie sessuali e violenze soprattutto nell’infanzia e adolescenza.

I disturbi e malattie del masochista possono essere: mal di schiena, spalle pesanti, disturbi respiratori, sofferenza al fegato, mal di gola, laringite, problemi alla tiroide, mal funzionamento del pancreas, ipoglicemia, diabete. Avrà momenti di bulimia in cui mangerà di nascosto senza rendersi conto di cosa mangia. Il masochista si gratifica con il cibo.

La ferita da Tradimento

(maschera del controllore)

Ferita da Tradimento 

Il termine più importante per la ferita da tradimento è FEDELTA’ che è l’opposto del tradimento.
Essere fedele significa mantenere i propri impegni, essere leale e colmo di dedizione. Di una persona fedele ci si può fidare. Una volta che la fiducia è distrutta si può soffrire per tradimento.

È stato constatato che questa ferita si forma tra i due e i quattro anni, durante la fase del complesso edipico (Concetto originariamente elaborato da Sigmund Freud nell’ambito della psicoanalisi, per descrivere come il bambino matura l’identificazione col genitore del proprio sesso e il desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto).
È una ferita che viene vissuta con il genitore del sesso opposto.

C’è chi sostiene che ci si reincarna con lo scopo di guarire le ferite di altre vite: l’anima che vuole risolvere questa ferita attira a sé un genitore con cui ci sarà un grande legame d’amore, quindi un grande complesso d’Edipo, in questo caso, il risveglio della ferita sarebbe una memoria ancestrale da risolvere.

Ma guardiamo in concreto nella vita attuale di capire il suo “linguaggio”, come si può formare e la difficoltà nel superare il complesso edipico. In sostanza, se una madre soddisfa tutti i capricci del figlio piccolo, il bambino incomincia a credere di potere sostituire il padre e d’essere in grado di rendere felice la mamma da solo.

Un bambino si sente tradito dal genitore del sesso opposto ogni volta che questo non mantiene una promessa o ogni volta che tradisce la sua fiducia. La stessa cosa accade quando il bambino capisce che il genitore del suo stesso sesso è tradito dall’altro genitore. Il bambino percepisce quel tradimento come se fosse accaduto a lui.

Un bambino che soffre da ferita di tradimento è perché il genitore del sesso opposto non ha mantenuto la parola in base alle aspettative del genitore ideale che il bambino si era creato.

Quando il bambino incomincia a vivere le esperienze di tradimento potrebbe creare la maschera del controllore.
Qualsiasi comportamento imprevedibile da parte di un genitore di solito genera un senso di tradimento nel bambino controllore.
Una paura del controllore è essere rinnegato, questo per lui equivale al tradimento.

Il controllore esibisce la sua forza e denota una corporatura robusta, il suo atteggiamento sembra dire: Io sono forte, fidatevi di me
Lo sguardo del controllore è intenso e seducente, coglie tutto in un colpo d’occhio, scruta un avversario velocemente per capire la difensiva da prendere. La forza è un tratto comune a tutte le persone che soffrono di una ferita da tradimento. Fanno tutto quello che possono per diventare persone responsabili, forti, speciali e importanti.

Il controllore ha una forte personalità, si aspetta che gli altri aderiscano alle sue convinzioni, sta bene attento di non perdere il controllo della situazione. È rapido nell’azione e nello svolgere le faccende, si aspetta che anche chi ha che fare con lui facciano altrettanto, quindi, è intollerante con chi è più lento.

Ha molti talenti e li mette in pratica rapidamente, ma si aspetta che anche gli altri siano veloci ad apprendere e fare le loro mansioni, ad esempio un capo in una azienda non tollera le persone lente nell’apprendere e nel fare le cose. Al controllore piace arrivare in anticipo e non sopporta i ritardatari. Spesso ha difficoltà a delegare compiti ad altri perché non si fida delle loro capacità, con il risultato di sobbarcarsi di lavoro. Tipico del controllore è fare quasi tutto lui oppure si occupa molto a sorvegliare gli altri che lo aiutano.
È più esigente nei confronti degli altri che nei suoi confronti, si fida di più delle persone del suo stesso sesso e controlla di più quelle del sesso opposto.

Per il controllore una persona può riposare o oziare solo quando sono terminati tutti i compiti.

Un mezzo di controllo è occuparsi degli affari di altri e anche in questo caso tende convincere di fare a modo suo. Questo suo modo di fare può essere percepito dagli altri come controllo, mentre per il controllore viene visto come aiuto agli altri.
Non ama l’effetto sorpresa, per lui è un’emozione difficile da vivere e da controllare. Però quando è lui a decidere si consente di cambiare idea facilmente.

Il controllore usa spesso la seduzione per manipolare gli altri ma non solo in campo sessuale, la seduzione è volta a qualsiasi campo della vita.

Il controllore vive con maggiore difficoltà la separazione di coppia. Se hanno paura di impegnarsi è perché hanno paura della separazione, il che li conduce ad attirare relazioni amorose in cui il partner non è libero di impegnarsi. In coppia il controllore è tutto o niente, o, si sente in empatia con l’altro come se facesse parte di lui, oppure si sente dissociato soprattutto quando non ottiene dal partner il riconoscimento che vorrebbe.

Il controllore è un seduttore, per cui la sua vita sessuale spesso non è soddisfacente se non in seguito a una seduzione.
Tra le donne che rimangono incinte e che hanno ferite da tradimento è difficile accettare l’idea che il compagno rifiuti di assumersi la responsabilità del bambino che sta per nascere. Ma questo può succede anche per i maschi che hanno desiderio di paternità ma compagne che non desiderano la maternità e trascurano o rifiutano i figli.

Per passare bene la fase edipica (che è naturale per tutti i bambini), è indispensabile che ogni bambino riesca a riconoscere che il padre o la madre sono stati essenziali per crearlo. Anche se il padre non è presente la mamma deve far sentire al bambino che questo padre esiste e che è importante quanto lei, e naturalmente viceversa il padre verso la madre. Appena il bambino si rende conto che c’è stata un’unione fra i due sessi per concepirlo sviluppa l’interesse nel suo potere creativo insieme a una futura compagna (son naturali i primi innamoramenti alle scuole primarie). La stessa cosa equivale per le bambine che cercano di sedurre il papà.

Più un padre o la madre vengono sminuiti o ignorati del tutto, più sarà difficile risolvere questo complesso. Le persone che soffrono per il tradimento è probabile che non hanno risolto il complesso di Edipico da piccoli, significa che l’attaccamento per il genitore del sesso opposto è troppo eccessivo. Questo più tardi creerà dei problemi con le relazioni affettive e sessuali. Soffrire di questa ferita significa che nell’atto sessuale troveranno difficoltà a lasciarsi andare, rimarranno chiusi trattenendo le emozioni per paura di essere tratti in inganno dall’altro.

Il controllore dovrà sviluppare pazienza, tolleranza e fiducia. Più cerca di tenere tutto sotto controllo per evitare di soffrire a causa di tradimento più si arrovella per prevedere gli eventi futuri e questo gli impedisce di vivere bene il presente.
Importante anche considerare in questa ferita, che se gli altri ci fanno soffrire è perché noi lo facciamo verso gli altri, nel caso si percepisce una resistenza a tutto ciò che si dice sulla ferita da tradimento significa che è l’ego che si oppone e non il linguaggio del riconoscimento del proprio cuore.

Malattie possibili del controllore: agorafobia (L’agorafobia è caratterizzata da paura o ansietà riguardo al trovarsi in situazioni o luoghi da cui non si può scappare facilmente o in cui si potrebbe non ricevere aiuto se si sviluppa ansia intensa. Queste situazioni o luoghi vengono spesso evitati o affrontati con grosso disagio), a differenza di chi si riconosce nella maschera del dipendente (che ha paura della morte) è segnato dalla paura della follia. Sviluppa problemi alle articolazioni. Se esposto alla perdita di controllo, sviluppa emorragie, impotenza sessuale, diarrea. Può essere colpito da paralisi. Problemi alla digestione e del fegato. Sviluppa herpes alla bocca quando sente l’altro sesso disgustoso, è un mezzo per non baciarlo.

La ferita da Ingiustizia

(maschera del rigido)

Giustizia significa apprezzamento e riconoscimento, rispetto dei diritti e del merito di ognuno. Giustizia vuol dire anche rettitudine, equità, imparzialità, integrità.

Soffrire di ingiustizia vuol dire non sentirsi apprezzati nel giusto valore, non sentirsi rispettati, non sentirsi di ricevere quello che si merita.
È una ferita che si forma nella fase dello sviluppo dell’individualità tra i tre e i cinque anni di età.

Una causa per cui si forma questa ferita è quando il bambino prova un senso di ingiustizia quando sente di non poter integrare la propria individualità e non può esprimersi ed essere se stesso. Vive questa ferita soprattutto con il genitore dello stesso sesso. Soffre pe la freddezza del genitore, per l’autoritarismo, per le critiche frequenti, per la severità.
La maschera che il bambino si crea in questo caso è quella della RIGIDITA’.

Anche se una persona rigida si taglia fuori dal suo sentire non significa che non sente nulla, anzi, le persone rigide sono molto sensibili, ma sviluppano la capacità di non percepire quella sensibilità e di non mostrarla agli altri.
Atteggiamenti dei rigidi: stare con le braccia incrociate, così facendo chiudono la zona del plesso solare per non percepire. Spesso si vestono di nero o con vestiti scuri.

Il rigido cerca sempre la giustizia e l’esattezza ad ogni costo e diventerà perfezionista.
Per il rigido è difficile comprendere che agendo perfettamente può essere nello stesso tempo ingiusto.
Chi soffre di ingiustizia può provare invidia nei confronti di chi ha di più e che secondo il suo parere nono lo merita, può essere convinto che gli altri siano invidiosi di lui.

Il rigido ha un corpo diritto e rigido e il più possibile perfetto. È un corpo ben proporzionato con le spalle diritte e larghe quanto le anche. Ha tanta paura di ingrassare. Sono persone vivaci e dinamiche ma dai movimenti molto rigidi, con la pelle chiara e sguardo luminoso.
Riconoscendoci in tutte queste cose vuol dire che si ha una profonda ferita di ingiustizia.

Le persone rigide si rendono conto che fin da bambini sono stati apprezzati più per ciò che si fa e non per ciò che si è. Anche se questo non è vero il rigido ne è convinto ed è per questo che diventano indipendenti molto presto. Non chiedono mai aiuto se non per forze maggiori.
Se ricevono molto senza lavorare tanto credono di non meritarlo di conseguenza fanno di tutto per perdere quello che hanno ricevuto.
Quando il rigido si commuove non vuole darlo a vedere ma si riconosce dal tono di voce che diventa secco e rigido.

La paura di sbagliarsi è forte nel rigido. Chiedono l’approvazione degli altri per capire se ha fatto bene una cosa piuttosto che verificare ciò che provano dentro.

Ha tendenza ad arrossire quando racconta qualcosa che poi a suo giudizio non è corretta. Può arrossire mentre parla di qualcuno che ha fatto del male e che non riesce a perdonare o quando parla di una persona di cui non ne può più.

In realtà la sua è paura di sbagliarsi e più ne ha paura più attira a sé situazioni corrispondenti a tale paura. Le persone rigide sono molto esigenti nei propri confronti in quasi tutti i campi della vita, hanno una grande capacità di autocontrollo nell’imporsi dei compiti.
Un rigido si sente colpevole quando un altro lavora e lui non fa nulla. Questo è un motivo di tensione anche fisica anche quando riposa. Il rigido ha difficoltà a riconoscere e rispettare i propri limiti.

E’ una ferita che si forma nella fase dello sviluppo dell’individualità tra i tre e i cinque anni di età.
Una causa per cui si forma questa ferita è quando il bambino prova una senso di ingiustizia non poter integrare la propria individualità non potendo esprimersi ed essere se stesso. Vive questa ferita soprattutto con il genitore dello stesso sesso. Soffre pe la sua freddezza, l’autoritarismo, per le critiche frequenti, per la sua severità.

La maschera che il bambino si crea in questo caso è quella della RIGIDITA’.

Anche se una persona rigida si taglia fuori dal suo sentire non significa che non sente nulla, anzi, le persone rigide sono molto sensibili, ma sviluppano la capacità di non percepire quella sensibilità e di non mostrarla agli altri.

Atteggiamenti dei rigidi: stare con le braccia incrociate, così facendo chiudono la zona del plesso solare per non percepire. Spesso si vestono di nero o con vestiti scuri.

Il rigido cerca sempre la giustizia e l’esattezza ad ogni costo e diventerà perfezionista.

Per il rigido è difficile comprendere che agendo perfettamente può essere nello stesso tempo ingiusto.
Chi soffre di ingiustizia può provare invidia nei confronti di chi ha di più e che secondo il suo parere nono lo merita, può essere convinto che gli altri siano invidiosi di lui.

Il rigido ha un corpo diritto e rigido e il più possibile perfetto. È un corpo ben proporzionato con le spalle diritte e larghe quanto le anche. Ha tanta paura di ingrassare. Sono persone vivaci e dinamiche ma dai movimenti molto rigidi, con la pelle chiara e sguardo luminoso.
Riconoscendoci in tutte queste cose vuol dire che si ha una profonda ferita di ingiustizia.

Le persone rigide si rendono conto che fin da bambini sono stati apprezzati più per ciò che si fa e non per ciò che si è. Anche se questo non è vero il rigido ne è convinto ed è per questo che diventano indipendenti molto presto. Non chiedono mai aiuto se non per forze maggiori.
Se ricevono molto senza lavorare tanto credono di non meritarlo di conseguenza fanno di tutto per perdere quello che hanno ricevuto.

Quando il rigido si commuove non vuole darlo a vedere ma si riconosce dal tono di voce che diventa secco e rigido.

La paura di sbagliarsi è forte nel rigido. Chiedono l’approvazione degli altri per capire se ha fatto bene una cosa piuttosto che verificare ciò che provano dentro.

Ha tendenza ad arrossire quando racconta qualcosa che poi a suo giudizio non è corretta. Può arrossire mentre parla di qualcuno che ha fatto del male e che non riesce a perdonare o quando parla di una persona di cui non ne può più.

In realtà la sua è paura di sbagliarsi e più ne ha paura più attira a sé situazioni corrispondenti a tale paura. Le persone rigide sono molto esigenti nei propri confronti in quasi tutti i campi della vita, hanno una grande capacità di autocontrollo nell’imporsi dei compiti.
Un rigido si sente colpevole quando un altro lavora e lui non fa nulla. Questo è un motivo di tensione anche fisica anche quando riposa. Il rigido ha difficoltà a riconoscere e rispettare i propri limiti.

Nel caso di sentire ingiustizia quando ci si sente obbligati ad accudire un genitore anziano: è la loro ferita da ingiustizia ad attirare nella propria vita questa incombenza, cesserà appena la ferita guarisce.

I fiori ci aiutano guarire anche le malattie, ci aiutano a prendere coscienza del linguaggio del corpo, lasciamo andare le tensioni del corpo, portiamo positività e perdono per non rischiare di sviluppare tendiniti, borsiti, artrite. Queste malattie denotano uno stato di collera trattenuto. Vediamoci nel nostro interiore toglierci la maschera del rigido

Informazioni

Meditazione guidata con il suono di strumenti naturali

E’ una Luna del cambiamento e della prosperità: un’opportunità di cambiare la propria prospettiva di vita quando qualcosa apparentemente non va.

Questo Venerdì ho organizzato una serata per vivere assieme questo evento: saremmo all’aperto a meditare mentre, quasi contemporaneamente, ci sarà il massimo della pienezza lunare e il massimo dell’oscurità.

Gli elementi ci avvolgeranno, ci lasceremo trasportare dalle sensazioni fisiche e interiori come in un sogno nel quale arriveranno messaggi per il proprio cammino.

Meditazione guidata con il suono di strumenti naturali. Il rituale meditativo sarà dalle ore 21,00 alle 24,00 all’aperto. Alla fine, anguria per deliziarci come simbolo di pienezza e prosperità futura.

CHI SONO

Marina Grinzato

Sono un’operatrice olistica libero professionista, consulente, insegnante Reiki “Reiki Evolutivo”, coordinatrice di gruppi e conduttrice bioenergetica, Tutor ed animatrice di formazione progetti per la cura dello stress.

Il mio impegno è stato arduo e laborioso, soprattutto nella ricerca spirituale per arrivare ad un sostegno globale dell’essere umano.

Le mie attività sono indicate per lo scopo di sostenere coloro che si trovano in disequilibrio energetico fornendo loro trattamenti di riequilibrio, consapevolezza e crescita personale con attività olistiche Bio-energetiche individuali e di gruppo, talvolta lavorando assieme anche ad altri professionisti olistici.

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A cosa serve lavorare sui mandala?
Realizzare uno o più mandala colorandoli è come mettere a fuoco la lente della mente per continuare il lavoro sulla ricerca di noi stessi, per sapere chi siamo, perché ci troviamo qui e dove stiamo andando attraverso la simbologia dei numeri, dei colori, e degli elementi.

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